di maxacerra » 13/10/2012, 11:54
MESSAGGIO POSTATO DALL'UTENTE DEL FORUM, silvia10206:
Ciao Massimiliano, ho visto il video, benone.
Una cosa non mi quadra, non credo che ti debba offendere se te la dico, si fa per ragionare e per sapere se sei d'accordo.
Non penso che sia opportuno accettare il confronto con i lavoratori del privato. Ogni lavoro è a se, problematiche e vantaggi sono diversi, quindi differenti sono anche le modalità di viverci dentro.
Intendo dire che accettando il paragone con l'altra tipologia di lavoro, sia pure dipendente ma di altro genere, si accetta in automatismo il ruolo del fratello cattivo, visto che comunemente il fratello buono è il dipendente privato.
Lo stereotipo del fannullone si consolida nel confronto con lo stereotipo del dipendente modello, entrambi concetti astratti e, quindi, non veri. Guerra tra poveri indetta dal "regime" che impone di lavorare ad entrambi senza diritti e soprattutto togliendo parola ai diretti interessati, lasciando intendere "scannatevi". E nulla cambia.
La battaglia non è tra i due suddetti ma tra noi e chi ci comanda .
Ben altra meta occorre prefiggerci. Ad esempio prendersi tempo per disquisire sulla differenza tra i due lavori (statale e privato) per giungere a teorizzare l'impossibilità di confronto, per poi concludere e dimostrare che esiste la possibilità di riprogettare, in altro modo dall'odierno, la totalità delle questioni "lavoro".
Ho un amico che lavora nel privato, tre giorni alla settimana, viaggia per tutto il mondo e quindi conosce mondi e cose, si sente realizzato, non soffre di burn – out, ne mobbing, eppure come mansioni controlla la qualità di alcune attrezzature che confezionano medicinali. Non mi sembra un granchè di lavoro
Vuoi mettere la responsabilità del funzionario/a, sempre in tribunale, firme e grane, frane per i geometri e gli ingegneri, progetti, manutenzioni per architetti, problemi ogni giorno per gli avvocati che controllano gli appalti nel mondo degli statali!
Il doppio lavoro oltre che riempire il misero portafoglio ha l'importante funzione di gratificare. Argomento tabù è il diritto alla felicità. Sempre più statali chiedono di svincolarsi dai limiti della mono-occupazione e questo è un sintomo della "sete di vita", è un segnale che qualcosa non basta più, e non sono solo i soldi a non bastare.
Nel caso in cui il mondo delle tasse non fosse interessato ad attingere a questo nuovo pozzo non ancora trivellato, cosa che noi invece auspichiamo nella massima trasparenza e legalità, siamo pronti ad eseguirlo ugualmente, come è sempre stato fatto sino ad ora.
E chiamarlo "volontariato", oppure "prestazione occasionale" per buona pace di tutti
Propongo "prestazione accidentale per essermi inciampata in una mansione in transito".
Domenica mia Mamma ha organizzato un bel pranzo, per i figli e le nipoti; con sorpresa ho appreso che non avrei dovuto occuparmi di nulla, tutto veniva preparato dalla sua badante che per l'occasione si è percepita lo straordinario. Che cretina, mi sono detta, io avrei fatto lo stesso lavoro gratis, e senza nemmeno chiamarlo lavoro. L'avrei definito "dare una mano in famiglia".
Quanti di noi fanno lavori senza saperlo? Aiutare un amico con la barca, o per la moto, oppure fare un favore. Se esistesse un modo, non troppo oneroso come tasse, per essere contribuiti in legalità potremmo starci tutti meglio dentro. Se ne gioverebbe anche la qualità della vita. Si "muoverebbero" molte più cose.
Noi non siamo macchine da lavoro bensì persone, che vivono nella loro pluriesperienzialità. Chiediamoci, finalmente e perfavore, a chi giova renderci univoci e monoreddito, pensatori unidirezionali e privi di creatività per atrofizzazione di parti fertili del nostro cervello. E arriveremo a capire che sarà sempre più necessaria l'autoprogettualità di tempi modi e risorse, per raggiungere il benessere anche quello psicofisico di noi come individui, prima che di lavoratori.
Tutti noi, statali e non, siamo in un processo di evoluzione sociale che riguarda la nostra esistenza nella sua totalità, quindi anche la sfera lavorativa dovrà evolvere. Chi tira il freno a mano ai cambiamenti produrrà un contraccolpo, tanto vale sedersi ad un tavolo e tentare di predisporre una strada, un sentiero condiviso, che abbia come obbiettivo lo scrollarci di dosso la proprietà altrui sui nostri corpi ma anche liberare le nostre risorsi intelletuali.
Ognuno tenderà sempre più a percepire il proprio lavoro come contributo alla collettività e non come oggi succede, meri esecutori di ordini.
O peggio di orari. Ogni tanto, quando il mio lavoro finisce prima, mi sento una esecutrice di orario. Cioè non posso fare nient'altro che rimanere sulla postazione ed aspettare che arrivino le 13. Quindi posso timbrare, non ti sembra una cretinata?
Ciao e grazie per quello che fai. Silvia
silvia10206 Messaggi: 2Iscritto il: 14/03/2012, 15:02